I Miei Racconti






LA FESTA DI PRIMAVERA


C’era una volta..... Tutte le favole incominciavano così, ed anche questa che è una favola scritta oggi comincia allo stesso modo..... C’era una volta in un paese lontano nel tempo una famiglia che si distingueva dalle altre. Composta di 6 persone, viveva ai margini estremi della periferia del paese. Padre, madre, figlio, figlia, nonno paterno e nonna materna. Fin qui niente di strano. Artigiano del ferro il padre, cuoca la madre... i nonni aiutavano come potevano i loro rispettivi figli. Poi venivano i ragazzi... scavezzacollo il maschio e simpatica e gioviale la femmina. Era un giorno come tanti. Il padre, nella bottega, sagomava a colpi di martello un cerchione di ferro, il di lui genitore lo aiutava nella fucina alimentando il fuoco con un grosso mantice. All’interno della modesta casa di mattoni e fango si sentivano i grevi colpi di maglio, mentre le donne preparavano delle torte da portare l’indomani in paese, alla Festa della Primavera, per venderle. Ne avevano preparate un centinaio... e speravano di venderle tutte, avevano bisogno di soldi. La casa necessitava di urgenti riparazioni al tetto che l’ultimo inverno, con le sue bufere di vento, aveva in parte diroccato. Gli uomini lo avevano accomoato come meglio potevano.. ma occorrevano materiali adatti, robuste travi e buoni mattoni e Mastro Checco, che li vendeva, voleva essere pagato subito, alla consegna. A tutti faceva credito tranne che a loro! Tutti in paese si comportavano così nei loro confronti. Senza un motivo specifico, senza una ragione plausibile. Lo facevano forse perché non li conoscevano. Erano 10 anni ormai che vivevano in quel paese, ma non si erano mai integrati. Certo dipendeva dal fatto che vivevano tanto isolati e distanti. Del resto non avevano molti motivi per andare in paese. Da quella poca terra che avevano intorno e dalla piccola stalla che fungeva anche da pollaio ed ovile riuscivano a estrarre tutto il necessario per vivere con dignità. Inoltre c’era il lavoro di fabbro che portava del denaro fresco in casa e c’erano le donne che si prodigavano anche loro in ogni occasione.... come La Festa della Primavera....appunto. Il ragazzo, aveva quindici anni, di tanto in tanto andava a dare un’occhiata al lavoro del padre... ma era troppo giovane per quel lavoro pesante, adesso si limitava ad apprendere, solo in teoria, i segreti dell’arte.... La ragazza, diciassette anni, durante l’inverno era sbocciata in tutta la sua bellezza ed ora si affannava, con l’aiuto della nonna, ad adattare i suoi vestiti di fanciulla al suo corpo attuale di donna... con sgomento, perché occorreva altra stoffa, perché non le piaceva la loro foggia, perché le piacevano fiocchi e merletti.. e i suoi vestiti di bimba non ne avevano! Per questo era molto triste, Greta, la ragazza. All’indomani in paese si sarebbe vergognata, con quella sua tunica ricucita in qualche modo dalle pur abili mani della nonna. Per questo aveva collaborato anche lei alla preparazione delle torte: con i soldi ricavati dalla loro vendita, sempre se ne fossero avanzati, sperava di poter comprare qualche stoffa dai colori vivaci e qualche nastro, del merletto! Vedeva i sacrifici che facevano i suoi... e non aveva cuore di pretendere.... C’erano cose più importanti prima del vestito......... Però.. ! La sera, prima di andare a dormire, prepararono un carro con sopra la merce che dovevano esporre. Anche gli uomini avevano preparato qualcosa da vendere: cerchioni di varia misura per ruote di carri, un paio di cancelletti in ferro battuto, delle ciotole di metallo, delle pentole di rame di varie dimensioni e diversi utensili sempre in ferro, plasmati con nobile arte. Chiusero il carro nella stalla.... le torte le avrebbero caricate la mattina seguente, altrimenti avrebbero perso il loro profumo. Quella mattina sembrava che il gallo non volesse cantare. In casa erano tutti svegli nei loro giacigli, ma era buio pesto. Nonostante ciò il padre si alzò, si vestì e andò nella stalla per controllare che fosse tutto pronto ed in ordine. Portò in casa delle uova per la colazione e del latte fresco. Dopo aver finito la mungitura, fuori orario, delle 5 pecore, raccolse il latte rimanente in recipienti di rame e li sistemò bloccandoli sul carro mettendoli insieme ad una cesta di uova fresche -”Quest’anno abbiamo bisogno di molti soldi”- pensava Mastro Beppe, il padre -“ la ragazza è diventata grande, ormai è quasi da marito, ha bisogno di vestiti e di tutte quelle cose che servono alle donne per farsi belle, poi c’è il tetto da riparare e poi ci sono gli acciacchi dei due vecchi sempre più frequenti e sempre più bisognosi di pozioni e medicine del dottore... e quelle costano più di tutte. Speriamo che la giornata trascorra tranquilla e che non ci siano visite indesiderate di malfattori. Come tre anni prima, quando il mercato fu devastato e depredato da una banda di delinquenti.....”-. Ritornò in casa dove trovò la moglie Maria già intenta ad incartare le ultime torte, aiutata dalla madre, Nonna Agnese. Ormai erano tutti svegli, ed attivi. La ragazza si pettinava nervosamente i capelli lunghi e castani, il ragazzo, Cesco, aiutava il nonno Cesare a trasportare un piccolo banco da lavoro che doveva essere caricato per ultimo. Terminato il carico del carro, si accorsero che c’era posto solo per quattro di loro...tanta era la merce caricata. Mastro Beppe decise per tutti. I vecchi e le donne sarebbero andati in piazza con il carro, lui e Cesco li avrebbero preceduti a piedi cercando di scegliere un posto centrale, nella posizione migliore per vendere ed anche il più protetto in caso di attacchi...esterni. Così padre e figlio si avviarono verso il centro del paese che distava a pochi chilometri. Mastro Beppe, prima di partire, controllò di avere il permesso con il sigillo del Duca ed i soldi per pagare la tassa sulla vendita alle guardie che ne avrebbero fatto richiesta. Concordarono che li avrebbe aspettati all’ingresso della grande piazza, si mise a tracolla un piccolo banchetto espositore, gli sarebbe servito come ... segna posto, in attesa di essere addobbato. Chiamato il figlio si avviarono con passo svelto. Dopo un’oretta di cammino finalmente raggiunsero la piazza. Era stata recintata ed all’ingresso vi era un drappello di guardie che fermava tutti quelli che volessero entrare.... Preparò il permesso a portata di mano e si augurò che le guardie rimanessero a festa incominciata... almeno sarebbero stati più protetti ! Fu fermato anche lui e suo figlio, spiegò loro che il carro sarebbe arrivato di li a poco, pagò la tassa dovuta, ricevette un foglio di avvenuto pagamento e si mise alla ricerca del posto migliore. C’erano poche persone in giro, un paio di banchi già pronti e altri che cominciavano ad essere montati. Scelse un posto centrale, vicino ad una fontana, dove tutti i visitatori, specie se la giornata fosse stata calda, si sarebbero recati. Installò l’espositore e ne mise a guardia il ragazzo. Poi tornò sui suoi passi verso l’ingresso per attendere il carro, non tralasciando di guardare che al figlio non capitasse nulla di strano.... che nessuno lo importunasse per togliergli il posto. Ma tutto andò bene. Erano stati abbastanza previdenti a raggiungere il mercato prima degli altri. Il suo carro arrivò, poté entrare solo dopo una accurata ispezione e dopo aver mostrato il ..lasciapassare ... in regola. Ebbero tutto il tempo di mettere in bella mostra la loro mercanzia e Mastro Beppe di mettere su una fucina in miniatura... ma per questo fu costretto a pagare un altro balzello agli esattori che accorsero ai rumori del piccolo maglio che batteva il ferro. Dopo qualche ora un corteo si fece largo fra la folla, che nel frattempo aveva riempita la piazza, ed il Duca in persona, salito su un baldacchino costruito per la bisogna, diede il benvenuto alla Primavera ed un augurio di buon divertimento. Il suo breve discorso alla fine fu accolto da acclamazioni ed applausi, che lo seguirono per tutto il tragitto di ritorno e smisero solo quando non era più visibile. La Festa ebbe inizio. Schiere di saltimbanchi, cantori, equilibristi, ballerini facevano a gara nel regalare le loro prestazioni alla gente, chiedendo in cambio un piccolo obolo a chi avesse voluto farlo. I banchi di vendita furono presto presi d’assalto da curiosi e da clienti. Mastro Beppe continuava a battere su di un pezzo di ferro per attirare l’attenzione della gente verso il suo banco. Suo padre cominciò a vendere pentole e tegami e qualche utensile. Vedeva le donne che si affannavano a distribuire, dietro compenso, le torte che avevano preparate e persino il figlio riusciva a vendere le uova fresche ed il latte che avevano portato. Meraviglioso.... ! Quell’anno avrebbero venduto tutto e prima degli altri. Così avvenne. Nel primo pomeriggio, durante una pausa dei festeggiamenti, si riunirono per fare un inventario. Le torte erano state tutte vendute, come le uova ed il latte. Dei lavori in metallo erano rimasti invenduti il cancelletto e i cerchioni per carri, ma avevano ricevuto molte ordinazioni e molte promesse di richieste. Mastro Beppe decise che potevano chiudere bottega e godersi la festa come semplici spettatori. Si ritirò alle spalle del carro e non visto infilò la borsa con i soldi in una tasca che portava sotto la camicia, legata con delle cinghie al torace ed alla spalla. Sbaraccarono tutto, riattaccarono il bue al carro ed uscirono dalla piazza. I due vecchi, stanchi per la lunga giornata, decisero di tornarsene a casa col carro. Gli altri si rimescolarono alla folla. Fu così che Mastro Beppe contrattò a buon prezzo, verso la fine della Festa, l’acquisto di travi robuste e mattoni per il suo tetto, mentre la moglie riuscì a ridurre di oltre la metà il prezzo di acquisto di aghi e fili, e poi lini e stoffe di vario colore, oltre aver comprato alcune suppellettili per la casa e la cucina. Soddisfatti dei buoni affari, fatti dopo aver assistito alle esibizioni di vari artisti, perché saggezza voleva che i migliori affari si facessero a fine fiera, sempre se si fosse in grado di riconoscere la qualità della merce... e loro erano maestri in questo! Avevano comprato tutto l’occorrente spendendo molto meno di quanto preventivato.... a pari qualità. Inoltre il fatto di aver venduto tutto il vendibile, li aveva resi particolarmente euforici. Decisero così di festeggiare e si fermarono presso una locanda per bere qualcosa di fresco e mangiare delle pizzette ripiene. Per loro questo rappresentava il massimo del divertimento. Sarebbe stato un giorno indimenticabile. Specialmente per Greta, che aveva avuto un personalissimo successo. Più di un ragazzo infatti, gli aveva fatto gli occhi dolci, e lei dapprima incredula, aveva subito messo in atto le prime arti di civetteria femminile, facendo l’indifferente e stuzzicandoli con innocenti sguardi assassini.... ! Nella locanda si rifocillavano un gruppo di cantori, che sino a qualche ora prima avevano rallegrato la Festa. -“ Guarda padre, ci sono quei bravi cantori.. cantavano così bene. !.”- Greta indicò così un gruppo di giovani dai vestiti sgargianti e di foggia strana. Il suo commento non passò inosservato al gruppo e fu cosi che uno di essi, il più giovane si alzò e cantando una dolce melodia che parlava d’ amore, si indirizzò verso il loro tavolo e in particolar modo verso la ragazza e sua madre. -“ Donne, spegnete gli occhi ! “- Fu il secco ordine che Mastro Beppe sussurrò. La moglie lo guardò con fare interrogativo, ma obbedì dando di gomito alla figlia, il cui sguardo sembrava mandare milioni di scintille....subito spente dopo la gomitata ! Il cantore si accorse di qualcosa di strano, ma non fece in tempo a capire di cosa si trattasse perché le due donne si unirono al suo canto. In breve i due gruppi si riunirono e festeggiarono a loro modo la Primavera... intonando diverse canzoni, ridendo e brindando insieme. Alla fine Mastro Beppe volle ricompensare con una mancia i giovani... ma questi rifiutarono cortesemente, ringraziandoli anzi per la loro compagnia e per la grazia e la leggiadria delle due donne. Si accomiatarono, e saliti sul loro carro rosso e giallo andarono via. La famiglia rimase ancora per un po’ nella locanda, poi prima che facesse troppo buio si alzarono per andare via. Prima però Donna Maria si recò presso la locandiera per pagare quanto consumato. Anche con l’ostessa cercò di risparmiare, con una loquacità senza pari e con uno sguardo.... intenso, quasi magnetico, la convinse e pagò la metà del dovuto ed ricevette, come regalo, una cesta con dentro altre pizzette..... Per strada Mastro Beppe, con occhi diventati rosso fuoco, rimproverò duramente le donne -“ Oggi avete esagerato! Abbiamo corso il rischio di farci riconoscere ! Ma dove avete la testa.... dieci anni fa siamo stati costretti a fuggire per evitare il processo. Avete agito bene durante la vendita, con discrezione, avete usato il “potere” con giudizio. Ma poi con quei ragazzi... vi stavate tradendo. Sapete bene che il “potere” va utilizzato solamente quando si è con una sola persona, guardandola negli occhi, in modo che non ricordi quello che succede... ma non quando sono di più di uno... l’altro o gli altri sono fuori dal nostro controllo e noterebbero subito la stranezza....”-. Mentre versava queste parole con voce tagliente e dura sulle due donne, il suo sguardo, i suoi occhi diventavano sempre più incandescenti.. sino a creare scintille rossastre che si disperdevano nell’aria. Ne aveva ben donde ad essere arrabbiato con la sua famiglia. Nel 1210 si faceva presto a finire ...... sul rogo!

FINE