I Miei Racconti






L'ANNO 1000


Mancavano due mesi all’anno mille. In tutta la contea fervevano i preparativi per la grande festa che, la notte del 31 Dicembre, avrebbe salutato il nuovo millennio. Le contrade erano attraversate da stuoli di “Predicatori“ che annunciavano, per tale data, prodigi e fatti misteriosi, si arrivava perfino ad annunciare la fine del mondo! Nel palazzo del Conte numerose donne preparavano i vestiti che i loro Signori avrebbero indossato nella grande festa organizzata dal Principe. Festa alla quale partecipare oltre che un onore era soprattutto un dovere..... Non erano tempi facili, alla guida si trovava un principe sanguinario, sempre alle prese con le guerre più disparate, sempre pronto a spillare soldi con balzelli vari dal suo popolo e soprattutto dalle contee e dai ducati a lui sottomessi. Guai a non rispondere! Voleva dire far invadere, dal suo esercito di mercenari senza scrupoli, la contea, il ducato.. il castello. Voleva dire essere sottomessi ancora di più ed accettare ogni tipo di violenza morale e.... fisica. Guai alle donne che capitavano sotto le grinfie dei soldati, guai alle nobildonne che capitavano a tiro del principe e dei suoi confratelli! Vigeva, in quel principato, l’odiato “ Jus primae noctis “, odiato dal popolo ma oltremodo gradito dai nobiluomini del principato, a cui non di rado, capitava, per delega, di dover applicare quel diritto! Ovviamente le sposine più belle erano, di diritto del Principe. Questo fatto aveva di gran lungo diminuito il numero delle nozze nel principato. Purtroppo però, grazie al diritto di “ vita e di morte “ che il Principe aveva sulla sua gente, spesso, anzi sempre, capitava che le fanciulle non avevano la possibilità di arrivare ..pure al matrimonio. Difatti la Corte amava cavalcare e se durante le escursioni si imbatteva in un "bocconcino prelibato", non si facevano scrupolo a coglierlo, lì, immediatamente e spesso a passarselo l’un l’altro.... e se qualcuno osava accorrere in difesa della malcapitata, c’erano sempre le guardie per lui. Per la fanciulla il destino sarebbe stato ben peggiore, una volta soddisfatte le voglie dei nobili, sarebbe stata regalata ai soldati, prima di finire in una oscura prigione, ed anche lì.... c’erano sempre i carcerieri ed altre guardie. Insomma si incorreva , in un modo e nell’altro a sicura morte.... a meno che non resistesse, a meno che non fosse molto avvenente ed accettasse di buon grado le attenzioni! Per questo motivo nel castello del Principe, vivevano molte ragazze il cui dovere era quello di allietare le feste ed intrattenere, in ogni modo, gli ospiti. Nella contea, invece le cose andavano molto diversamente. Il Conte era un uomo di mezza età, tranquillo, timorato di Dio, che aborriva simili metodi, e che pur non avendo abolito il famigerato “Jus primae noctis”, non lo praticava, non lo aveva mai praticato, neppure quando era stato giovane e celibe. Non concepiva la violenza verso chi non poteva difendersi.. in ogni campo! Spesso aveva avuto dei lievi contrasti con il Principe ed aveva dovuto ricorrere a molta diplomazia e...alle sue casse, per non farsi invadere la Contea. Per questo motivo gli abitanti della sua contea avevano in media un’età molto giovane. Tutte le famiglie del principato che avevano una figlia preferivano abbandonarlo per emigrare nella contea. Protraendosi, questo stato di cose, negli anni, la contea era pieno di artigiani, uomini giovani e valenti.. e belle ragazze, ed era piena di vita, di gioia di vivere, di allegria. In poche parole la Contea era prosperosa e ricca ma ovviamente anche nelle mire del Principe. Il Conte, furbo, aveva chiesto il sostegno di una potenza ben superiore: la Chiesa. Questo aiuto non era gratuito, tutt’altro, ma per lo meno l’ingerenza del Clero non si manifestava in modo violento..... e soprattutto aveva il potere di fermare l’ingordigia e la violenza altrui.... Ora però un timore angustiava il Conte. Aveva una figlia, bella, in età da marito, fatta più volte segno delle galanterie del Principe, ancora garbate, ma insistenti ed esplicite. Dover andare con una...tenera pecorella... nella tana del lupo... proprio non gli garbava! D’altra parte, non accettare l’invito sarebbe stata, oltre che un sgarbo, una disubbidienza.... e non voleva creare nessun pretesto per far muovere gli eserciti! Si recò, per chiedere consiglio ed aiuto, dal Vescovo, ma non ritenne sufficienti le garanzie avute... -“ Figliolo, cosa temi. Anche il Signor Principe è un uomo religioso, ne fanno fede le sue ricche elemosine, inoltre ha una sposa, impalmata sull’altare di Cristo.. non farebbe nulla contro.....”- No, proprio non credeva in quella religiosità ! Ci pensò e ci ripensò fino a quando trovò la soluzione...... Rispose all’invito dichiarandosi felice di accettare l’onore di festeggiare insieme l’arrivo del nuovo anno. La moglie e la figlia erano oltremodo contente di partecipare alla festa in maschera organizzata per l’occasione e avevano l’impudenza di chiedere di potersi fermare alcuni giorni a corte, per onorare nel miglior modo possibile... tanta gentilezza. Osavano avanzare una richiesta: il permesso di portare le loro dame di corte... ecc ecc Sigillò il plico e lo affidò ad un veloce messaggero. La risposta arrivò nello stesso modo. Il Principe si sentiva onorato della benevolenza di sì leggiadre dame.... Potevano sostare nel suo castello tutto l tempo che avessero voluto.... Potevano portare anche la contea intera. Sarebbe stato oltremodo onorato di intrattenere così dolce compagnia.... -“ ... intrattenere sì dolce....”- mormorò il conte -“ so ben io che tipo di intrattenimento intendi.... marrano... ! Ma ti sistemo io....si, ti preparo proprio uno scherzo molto, molto....carino “- e sogghignò. Finalmente arrivò il 31 Dicembre. Il Conte, con il suo corteo fu l’ultimo, volutamente, ad arrivare presso il castello del Principe. Furono annunciati nel salone gremito di nobili in costumi sgargianti e fantasiosi. Si presentarono numerosi. In testa il conte con una maschera d’argento sul viso, indossava un costume anch’esso argentato, seguito a tre metri da una doppia fila di dame, con una mascherina bianca sul viso...e tutte con lo stesso abito di velluto nero e ricco di pizzi bianchi e grigi.... Proseguì, seguito dal suo codazzo, sino a raggiungere il trono su cui si trovava il padrone di casa, vestito d’oro che si alzò. Il conte si inchinò e con lui, con somma grazia le ventinove donne che lo seguivano.... -“ Cosa vuol dire ...ciò? “- Chiese il principe non riuscendo a nascondere l’irritazione che gli cresceva dentro. -“ E’ un’allegoria, una fantasia delle mie donne “- Rispose il conte -“ Voi siete il sole, io sono il cielo che voi illuminate, le donne vogliono rappresentare le nuvole che il sole scalda e vince con i suoi raggi “- Poi vedendo il viso del suo interlocutore rischiararsi gradendo la risposta, aggiunse -“ Vogliate scusare l’imperdonabile ritardo, ciò è dovuto al fatto che fra le donne doveva esserci anche la madre di mia moglie, difatti se ha la pazienza di contarle, noterà che sono in numero dispari, ma a causa dell’età, ha avuto un malore proprio prima della partenza, ed abbiamo ritardato sperando che si riprendesse. Non voleva mancare a una così magnifica festa.... ma con grande suo e nostro rammarico non si è ripresa, anzi, mi sono permesso di ordinare che facessero arrivare notizie della sua salute.....”- -“ Sono spiacente di ciò... ha fatto bene a volere informazioni su ... sarà mia premura di dar ordine di lasciar passare qualsiasi messaggero che vi dovesse cercare. Di grazia... mi potrebbe indicare, fra le dame... chi siano sua moglie.. e sua figlia ? Vorrei omaggiarle, non vorrei essere scortese.....mio malgrado...”- -“ Sono impedito da un giuramento. Conoscete le donne... hanno le loro manie! Vogliono essere loro a farsi riconoscere dal loro principe... adesso chiedono il permesso di mescolarsi ai vostri nobili invitati!”- Anche questa risposta giunse a segno. Si accorse dallo sguardo che l’orgoglio del principe era oltremodo gongolante.....forse già pregustava la preda..... ! -“ Permesso accordato, spero che almeno voi mi farete l’onore di sedere al mio tavolo “-. La festa ebbe inizio fra musiche e balli. Il principe cercò invano di riconoscere chi si nascondesse sotto le mascherine bianche... ma queste non si facevano mai trovare da sole, ma sempre in gruppi di cinque o sei che ad ogni ...tentativo, accerchiavano l’uomo e con moine e sorrisi riuscivano a frastornarlo. -“ Nostro Sole ci inchiniamo ai suoi raggi..... io sono la dolce contessa”-. -“ Io invece sono la bella contessina”- Ma subito intervenivano altre due -“ Non è vero sono io la contessina”-. -“Ed io la contessa”-. Poi intervenivano le altre-“ Non è vero, siamo noi quelle che cercate....”- Al terzo tentativo, il Principe rinunciò... e non poteva neanche lamentarsi... aveva ricevuto complimenti, carezze....e promesse da tutte! Gli convenire aspettare, tanto più che il giorno successivo le maschere sarebbero sparite.. e allora... ! La festa continuò allegra e vivace.... giunse la mezzanotte! Brindisi a volontà, i cantori, con le loro melodie, magnificarono le gesta del padrone di casa e annunciarono il rafforzamento della sua potenza negli anni futuri. Cantarono di gesta meravigliose, di prodigi impensabili. Poi le danze ripresero precedute da gruppi di saltimbanchi e giocolieri. Il tempo trascorreva lietamente, si raggiunsero le quattro del mattino e il salone era ancora gremito di festanti.... Ad un tratto una guardia si fece largo fra la folla e si avvicinò al Principe bisbigliando qualcosa. Il principe assentì e poi con un gesto chiamo a se il Conte. -“ Sono giunti due messaggeri dal suo castello, spero che siano forieri di buone nuove..”- Stava per allontanarsi ma il conte lo fermò -“ Restate con me, vi prego... non ho segreti per il mio principe...”- Si avvicinarono un paggio con i colori della contea e un giovane prelato. Dopo un inchino porsero al conte un plico con il sigillo del vescovo. Il conte lo prese con mani tremanti e lo mostrò al suo anfitrione che riconobbe il sigillo e -“ Suvvia apritelo... non perdete tempo... è il Vescovo....”- Intanto tutte le "nuvolette", con ancora le mascherine, si fecero loro intorno. Il conte strappò il sigillo e srotolò il plico, poi tenendolo in modo che anche il principe potesse vedere cosa contenesse lo lesse ad alta voce: -“ Le condizioni della Vostra Augusta Madre sono peggiorate. Ora è assistita dai Nostri migliori medici. Urge la Vostra presenza. Il tempo potrebbe essere breve”-. Portava in calce la firma e il sigillo del Vescovo. Dal gruppo delle donne sgorgò un gemito. Due di loro uscirono dal gruppo, si tolsero la maschera e si rivolsero al principe...erano madre e figlia. -“ Ci sentiamo in dovere di scusarci... il nostro stato d’animo attuale guasterebbe questa bella festa.... nostra madre ci chiama a se... forse per....”- E qui la voce della contessa s’incrinò -“ Chiediamo il permesso di congedarci “- S’inchinarono in attesa . La risposta non si fece attendere e non poteva che essere una: -“ Non c’è nessun permesso d’accordare... andate, andate. Se avete bisogno di una nutrita scorta....”- “ Vostra grazia....Non ce n’è bisogno... Il Sig. Vescovo, per la sicurezza del messaggero ci ha fornito la sua scorta personale. Ci attendono fuori dal castello pronti. Occorre far presto.... ! “- Fu il giovane prelato che si presentò come segretario particolare del Vescovo, a parlare.... Il Principe, per la prima volta, guardò con ammirazione il Conte...un uomo che vantava amici così potenti...... ! Chiamò il capo delle guardie ed ordinò -“ Via libera per il conte e tutto il suo seguito “- poi rivolto all’uomo -“ Teneteci informati.. ed ora andate... non perdete altro tempo...... !”- La sala, silenziosa, fece ala al passaggio di quello strano corteo: il conte al centro fra due donne e dietro di loro a debita distanza tutte le altre dame.... tutte rigorosamente senza maschera.... tutte rigorosamente con il viso contrito..... Trovarono fuori da castello le loro carrozze già pronte e la scorta delle guardie papaline..... Giunsero al loro castello quando l’alba era già sorta da un bel po’, trovarono ad accoglierli, nel segreto delle loro stanze, la vecchia madre.. ovviamente sana ed arzilla in compagnia del Vescovo, ai cui piedi si inginocchiarono sia il Conte che le due donne... -“ Eccellenza... il segretario particolare... la scorta! Una trovata geniale... grazie ancora.. non me lo aspettavo...”- -“ Alzati figliolo e nelle tue orazioni pensa anche a me, mi hai fatto peccare...mi hai fatto mentire...”-. -“Ma a fin di bene ! “-. -“ Sai non mi fidavo di quel Principe.... avrebbe cercato di farti scortare dal suo esercito....”- -“ Ha tentato.... ma poi ha soprasseduto. Ma cosa avrebbe potuto fare una piccola scorta.. contro un esercito intero?”- -“ Figliolo, non offendere la tua intelligenza.... ! Non sai forse che a volte basta solo l’atto di presenza ? Dietro quella piccola scorta, come dici tu, c’era la Chiesa... il Papa.... ! ”-. Il conte sogghignò mentre si inchinava a baciare ancora una volta la mano dell’alto prelato. Lo sapeva.... lo sapeva..... !

FINE