I Miei Racconti






CHE BELLO


Andavano veloci, inebriati dal vento che sferzava il viso, a cavallo di motori possenti, che sentivano vibrare fra le gambe. Era un’esperienza che nessuno poteva neppure lontanamente immaginare se non si fosse come loro... due centauri esperti. Attraversavano le regioni su veloci moto, spendevano così le loro ferie, senza compagnie femminili, solo loro due.. gli amici per antonomasia e i loro bolidi... Che bello lasciarsi alle spalle le schiavitù della città, tutti quei stereotipi di vita intensa. Basta! Lo stress da lavoro si combatteva così.. come avevano scelto di farlo loro due: con la velocità che sopravanzava tutto e tutti. La velocità al primo posto. Gli ultimi giorni li avevano spesi in questo modo, su quei cavalli metallici, fermandosi solo per rifornirli di carburante, senza fermarsi nemmeno per mangiare, per dormire... ma andare... andare dove li portavano le loro ruote, senza una meta precisa, seguendo la strada... lasciando ad essa di decidere il luogo.. il paese.. la regione. Senza scambiarsi una sola parola perché sarebbe stata sommersa dal rombo dei motori, indicandosi con cenni del capo la via da seguire, uno dietro l’altro sfruttando tutta la potenza dei motori, giocando a superarsi l’un l’altro schivando per un pelo il traffico che osava importunare questa loro frenesia. Vestiti di pelle.. pantaloni e giubbe nere aperte sui petti villosi per catturare maggior aria possibile. Che bello correre.. correre.. abbandonarsi senza preoccupazioni alla velocità che tutto compendiava.. che tutto risolveva. Che bello lasciare libera la mente di fantasticare cose meravigliose, cullati dal sobbalzare della moto. Ecco Agostini.. Giacomo Agostini che vince il suo primo motomondiale sulla MV Augusta... sgassata... Ecco l’Aprilia che fa fuori la numerosa schiera delle Honda... altra sgassata.... Ecco Valentino Rossi che mette tutti in fila…. E vaiiii! Un giocare a rincorrersi, ritornare bambini... ma con la forza di uomini possenti, virili, veri “machi” che riuscivano a domare gli eventi, anche le sirene che di tanto intanto cercavano di avvicinarli. Erano irraggiungibili! Ad ogni tentativo sventato un pollice alzato .. ok d’intesa.. uno strizzarsi d’occhi e via a tutta birra. Erano gli ultimi giorni di ferie e avevano deciso di bruciarli così, avevano deciso di dare sfogo a tutta la loro rabbia repressa, a tutto il rancore accumulato in ore di lavoro in fabbrica, alla catena di montaggio. Sempre gli stessi movimenti, gli stessi gesti, misurati al millimetro.. al secondo. Fra loro due non c’era bisogno di parole, avevano la stessa passione nel sangue, avevano la stessa sete di evasione, la stessa voglia di rompere gli schemi... di trasgredire! Al ritorno la loro vita sarebbe ritornata piatta.... ancora un’altra sgassata.... la loro vita sarebbe ritornata grigia, monotona, senza slanci, senza emozioni. Sempre le stesse parole, sempre le stesse abitudini, lo stesso bar, le stesse facce... gli stessi discorsi. Questa volta, furono accontentati! Per quattro mesi circa avrebbero avuto modo di vivere diversamente. Niente più discorsi oziosi al bar ... Ronaldo... Del Piero... la Juve.. l’Inter... il Milan ...Finalmente sarebbero stati liberi di non timbrare il cartellino..... Di non alzarsi il mattino presto... di non mangiare frettolosamente nell’ora d’intervallo. Sarebbero stati liberi di passare il loro tempo senza pensare ai propri doveri di mariti, padri, figli. Qualcuno lassù aveva inteso i loro desideri e li aveva accontentati! Ora potevano combattere lo stress da città comodamente sdraiati, uno vicino all’altro in comodi lettini d’ospedale. Immobili, con gli arti chiusi in rigidi gessi, non avevano neppure il fastidio di alzarsi per mangiare o per le necessità personali! Ci avrebbero pensato tutti quei tubicini che entravano e uscivano dal guscio protettivo che li avvolgeva. Unico piccolo fastidio, se vogliamo, era il fatto che non potevano scambiarsi neppure un’occhiata. Il loro capo aveva seguito la stessa sorte delle membra: era avvolto completamente da una specie di casco integrale di colore bianco con dei piccoli fori sul davanti.... Ma lo sgomento sarebbe stato ancora maggiore se avessero saputo che, accanto a loro, si trovavano delle apparecchiature, piene di luci e con una linea colorata che eseguiva percorsi tortuosi, simile a una moto veloce su una strada di campagna............ No, non potevano vederla!

FINE