I Miei Racconti






IL CLUB


Giunse a sera appena iniziata, in quella piccola cittadina dell’Arkansas, in anticipo di molte ore all’appuntamento annuale del loro club “I Dispersi “. L’appuntamento era per le ore 3 del mattino del 5 Agosto, ed ora erano appena le ore 20 del 4 Agosto. Con la Ford Mustang vecchio tipo, dal motore scoppiettante, attraversò da un confine all’altro il paese in soli 10 minuti, cercando un posto per rifocillarsi. Poi si sarebbe recato presso l’albergo sede della “ Convention “ ed avrebbe atteso. Lesse un’insegna al neon che prometteva meraviglie culinarie. Accostò e si fermò. All’interno, sfavillante di luci, qualche tavolo occupato, molti liberi. Ne scelse uno in fondo, il più appartato. Non aveva voglia di parlare con nessuno di coloro che, al suo ingresso, lo avevano guardato con aria interrogativa. La scelta serviva anche a scoraggiare qualche donnina in cerca di clienti. Ordinò una doppia porzione di uova strapazzate e würstel, che sembravano essere la specialità del posto, e della birra. Erano secoli che non metteva qualcosa nello stomaco. Era abituato ad una certa irregolarità nei pasti, fare il rappresentante di commercio non gli garantiva certo orari regolari. Il suo fisico poteva resistere più a lungo a periodi di digiuno, il suo particolare metabolismo lo permetteva.... ma era meglio ritemprare le forze prima della riunione. A bordo della sua moto potente giunse nella cittadina verso le 22 del 4 Agosto. Aveva tempo sino alle 3 del giorno dopo per cercare un uomo. La sua fame di sesso aveva il sopravvento su tutto e su tutti, ma alla Riunione non poteva mancare. Vestita di una tuta nera aderentissima che le modellava il corpo, ed una scollatura profonda che lasciava intravedere generose rotondità, non aveva mai avuto difficoltà a trovare estimatori! Anche qui non ne avrebbe avuto. Poteva già scegliere fra tutti i maschi che l’avevano squadrata da capo a piedi evidentemente eccitati. Si rivolse ad uno di loro, il meno peggio: -“ Che fai, sai solo guardare... o cosa? “- O cosa......! Erano le ore 24 circa. Dalla corriera scese un uomo corpulento che, a dispetto dei chili superflui, fece un balzo agile atterrando sul marciapiede della stazione di servizio. Portava con se una valigia che, per le dimensioni, non sfigurava certo col proprietario. Entrò nel pub della compagnia ed ordinò quattro sandwich al formaggio e un litro di latte. Chiese della toilette ove si rifugiò in gran fretta restandoci per un bel pezzo. Ritornato al banco, sotto lo sguardo incuriosito del barman, ritirò quanto ordinato, pagò e chiese di un albergo del paese. Ottenuta l’informazione uscì dal bar ed andò a sedersi nella sala d’attesa della stazione, ove avrebbe mangiato e riposato un po’ attendendo l’ora dell’appuntamento. Le 2 passate del 5 Agosto. Un camion attraversò rumorosamente la strada principale della cittadina, fermandosi davanti ad un albergo al cui ingresso faceva bella mostra di se un cartello : - Convention del Club dei Dispersi - ore 3.00 del 5 Agosto 1998 - camera 27 -. Con un balzo scese dalla cabina ed entrò deciso nella hall dell’alberghetto. Il portiere lo indirizzò verso l’ascensore ed indicandogli la strada. -“ E’ il primo....”- lo avvisò. Poi guardò con aria disgustata quel tipo vestito con un jeans sdrucito, lercio ed un giubbotto dello stesso tipo, senza maniche su un torace nudo e abbronzato ricoperto completamente di strani tatuaggi che continuavano sin sulle braccia e che terminavano giusto sulla gola.... -“ Che brutto ceffo.....!”- mormorò il portiere tornando ad affondare il viso e gli occhi nella rivista porno che aveva davanti...... Ore 2 e 45 minuti del 5 Agosto 1998. Da direzioni diverse tre figure si diressero verso l’albergo sede della riunione. Lentamente, ognuno a suo modo: ancheggiando voluttuosamente, ancora non sazia, la donna, svogliatamente, con una incedere stanco il rappresentante ed in modo risoluto, trascinandosi dietro senza apparente sforzo l’enorme valigia, il grassone. Ore 2 e 55 minuti. Raggiunsero tutti e tre l’ingresso dell’albergo. Si fermarono a una decina di metri da esso. Si guardarono, si riconobbero, si scambiarono un segno d’intesa o di saluto portando in avanti la mano sinistra e unendo il dito pollice al mignolo allungando le tre dita intermedie e puntandosele contro l’un l’altro. Poi come in un rituale, quasi rispettando delle gerarchie, si mosse dapprima la donna, poi a distanza di 30 secondi l’omone, e dopo un altro mezzo minuto fu la volta del rappresentante. Nella stanza 27 il camionista li accolse in silenzio, non rispondendo al saluto dei tre se non quando furono tutti insieme. L’aria della stanza sembrava carica di oscuri presagi. Nessuno parlava. Si guardavano intensamente negli occhi.... sembravano trasmettere i loro pensieri con la forza degli sguardi. Trascorsero 2 ore in questo modo. Tutti e quattro immobili, in piedi a fissarsi reciprocamente negli occhi. Poi il camionista abbassò il capo, appoggiando il mento sul dorso. Doveva essere un segnale! Cominciarono a spogliarsi, rimasero completamente nudi..... -“ Finalmente la festa incomincia!”- Questo era il pensiero del portiere che, attirato dall’innaturale prolungato silenzio della Convention, spiava da un foro in un angolo nascosto della parete tutta la scena. Naturalmente la sua attenzione era attirata da quello splendido esemplare di femmina che si mostrava in tutta la sua impudicizia. Cercava di immaginare quali eccitanti giochetti erotici avrebbero fatto tre uomini ed una donna!”. Riavvicinò l’occhio all’orifizio, deciso a non perdere nemmeno una scena di quello che sarebbe accaduto, ripromettendosi di applicare, in futuro, una videocamera...... e svenne ! Nella stanza, in un angolo, per terra, giacevano quattro involucri di una specie gomma, afflosciati, sdruciti. Avevano sembianze umane... sgonfiate! Sul letto, nella grande valigia aperta, altre quattro nuove di zecca: una bambola, o almeno così sembrava, gonfiabile femminile e tre maschili.... Al centro si muovevano, con passi di danza tribali, quattro esseri mostruosi, di colore verde scuro, coperti di squame! Dalle loro fauci di tanto in tanto usciva, sibilante, una lingua rosso sangue, rugosa, rotonda e biforcuta.... Era il raduno annuale di quattro poveracci che, nel loro peregrinare nello spazio, si erano dispersi con le astronavi e, al limite della sopravvivenza, erano riusciti a giungere sulla terra...... salvandosi. “Il Club dei Dispersi”.... appunto!

FINE