I Miei Racconti






LA MONTAGNA


Raggiunsero a fatica la vetta della piccola montagna. Erano in 20, tutti allenati, tutti provetti scalatori. Si sparsero sul piccolo pianoro che formava la vetta, ognuno intento alle proprie dettagliate incombenze. Inoltre dovevano riposarsi per riprendere il cammino in discesa, per ritornare all’accampamento base dove l’aspettavano altri quattro compagni e soprattutto vivande calde e giacigli ristoratori. Era la prima volta solo per uno di loro, Enzo, ovviamente il più giovane. Anche se era quello più preparato atleticamente, aveva faticato più di tutti ad affrontare la salita. Ora era stravaccato per terra con il viso verso l’alto, a guardare il cielo. Dopo alcuni lunghi minuti di riposo si alzò lentamente a guardare il paesaggio. Poté ammirare così la valle lasciata sotto di loro. Poteva spingersi con lo sguardo molto lontano riuscendo a distinguere il piccolo paese che distava a oltre venti chilometri. Perché aveva partecipato a questa impresa ? Spesso se lo era chiesto, non trovando mai una risposta precisa se non quella dell’avventura, di vivere un’emozione, di misurare le proprie forze avendo come antagonista la natura impervia ed aspra della montagna, di assaporare il sapore dolce della superiorità sulla natura. Ma allora, perché solo lui si era alzato a guardare l’orizzonte, perché gli altri suoi compagni rimanevano insensibili al panorama che si stendeva sotto di loro ? Non capiva e questo lo turbava non poco. Quando giunse il pronti del capocordata, si alzarono anche gli altri e cominciarono a calarsi, imbracati in grosse funi, lungo il pendio impervio della montagna. Dopo due ore raggiunsero la base intermedia ricavata da un anfratto della roccia. Per abitudine si contarono gridando ognuno il numero assegnatali. Uno, Due ,Tre, Quattro, Cinque, Sei......Diciassette, Diciotto....... e basta , e poi il silenzio. Si ripeté la conta.... ma dopo il numero diciotto, il silenzio era interrotto solo dalle raffiche di vento. Ne mancavano due all’appello. Si guardarono per la prima volta in volto, sapevano tutto a chi appartenevano quei numeri.. erano quelli di Giovanni e Sergio, due valligiani, fra i più esperti del loro gruppo. Il capo cordata decise di risalire in cima insieme a quattro di loro che si offrirono volontari. Gli altri avrebbero aspettato il loro ritorno. Una certa inquietudine pervase il gruppo. Nessuno fiatava.... solo sguardi dubbiosi, si scambiavano sguardi dubbiosi e tristi. Non si erano accorti di nulla, di nulla di anomalo che avesse potuto intralciare la loro discesa che era avvenuta rapida e sicura. Forse si erano attardati in cima, e stavano per raggiungerli... in fondo erano gli ultimi numeri, erano quelli che sarebbero dovuti scendere per ultimi. Comunque in attesa che i cinque ritornassero, si avvicinarono l’un l’altro per proteggersi dalle raffiche di vento che andavano aumentando. I tredici uomini attesero per lunghe ore ansiose il ritorno dei loro compagni. Poi la conferma: dei due scomparsi, nessuna traccia, neppure un segno di una rottura... di un sgretolamento di rupe, nulla. Erano svaniti nel nulla. Intanto era giunta la notte, issarono una piccola tenda, a mo’ di vela per proteggersi dal vento, gelido, della montagna. Tirarono fuori le piccole borracce piene di grappa e mangiarono delle stecche di cioccolato fondente che avevano nei tascapane. I primi raggi del sole li scoprirono intirizziti e preoccupati. Non rimaneva altro che ritornare al campo base e dare l’avviso dell’avvenuta scomparsa dei due loro compagni ed organizzare le ricerche con gli elicotteri. Il capo cordata iniziò il rituale conteggio.. Uno, Due, Tre, Quattro.....Quattordici, Quindici..... e poi silenzio.... Il capo cordata gridò con voce lievemente alterata : Quindici ! Per risposta solo il silenzio. Ora mancavano il numero Sedici ed il Diciassette.... Che stava accadendo ? Antonio e Franco non rispondevano all’appello, non erano più con loro. Eppure c’erano la sera prima, ed ora al risveglio erano spariti.... Forse avevano deciso di tentare una pericolosa discesa notturna per far incominciare prima le ricerche: con Giovanni e Sergio formavano un quartetto molto affiatato..... Forse..... Giunsero finalmente al campo base sperando di trovare lì, ad accoglierli, gli ultimi due compagni scomparsi. Invece nulla. Il campo base era desolatamente deserto. Non c’erano neppure i quattro ragazzi, un uomo e tre donne, che dovevano fungere da collegamento, via radio, con il soccorso alpino, che dovevano preparare il ristoro per loro che ritornavano dall’ascesa. Il capo cordata si incollò alla radio da campo e chiamò subito aiuto. Gli risposero dopo un po’ che avrebbero inviato un dottore e una pattuglia cinofila oltre ad una guida esperta del posto. Come se ce ne fosse stato bisogno! Lui era nato lì, in quei posti, quelle montagne le conosceva come le sue tasche, conosceva ogni anfratto, canalone, crepaccio.... comunque in due forse sarebbe stato meglio...... L’elicottero atterrò dopo un’oretta circa accanto alla capanna di legno. Vi scesero quattro uomini ed un cane. Il capo cordata si fece loro incontro, vi furono le prime veloci presentazioni, poi indicò al dottore la capanna -“ Stiamo tutti bene, solo preoccupati, ma bene.”- Il dottore annuì e dopo aver controllato le pulsazioni dell’uomo si diresse verso il rifugio per continuare il controllo sanitario. Intanto il capocordata si era appartato con la guida e con l’elicotterista per concordare un piano di ricerca..... L’accaduto era …inquietante! Erano partiti in 24 per quella spedizione, 20 si erano inerpicati sulle rocce e quattro erano rimasti alla base. Dei venti rocciatori, quattro erano scomparsi nel nulla in due riprese, senza lasciare nessuna traccia, senza un urlo che poteva segnalare una caduta, senza una traccia di rottura di funi, erano semplicemente svaniti nel nulla, come se non fossero mai esistiti. Per non parlare della sparizione dei quattro più giovani che dovevano aspettarli a valle. Nel frattempo il dottore ritornò indietro con un viso un po’ rasserenato -“ Tutto bene, i dieci uomini la dentro stanno tutti bene. Sono un po’ abbacchiati ma sono tutti in grado di uscire per la ricerca...”- . Il capo della spedizione strabuzzò gli occhi -“ Come Dieci, dottore, vorrà dire quattordici.... ci sono quattordici uomini la dentro... ! “- La sua voce quasi si strozzava a causa di un tragico presentimento. Il dottore tirò fuori dalla borsa tutti i referti che aveva scritto per precauzione su ogni uomo che aveva visitato e li contò....-“Li ho visitati tutti... tutti... Sono.... di...di...e...ci.... ! “-. Si precipitarono tutti verso la capanna col cuore in gola. Vi entrarono di corsa... e contarono i presenti..... Uno, due, tre.....sei, sette, otto......e basta ! -“ Per carità di Dio, ragazzi non scherziamo... è uscito nessuno dopo la visita del dottore ? “- La risposta fu negativa. Caddero nell’angoscia più profonda... altre due sparizioni...improvvise dopo le quattro precedenti....... ma che stava succedendo ? Era un incubo.... da ventiquattro erano rimasti qui otto ragazzi e lui... nove in tutto. Si misero in contatto via radio con il comando locale dei Carabinieri e raccontarono quanto stava accadendo.... le loro parole furono accolte da un certo scetticismo -“ Siete sicuri di quello che state dicendo?....”- Fu la risposta gracchiante che usci dall’apparecchio -“ C’è un dottore con voi ? Passatecelo... Dottore è proprio vero quello che ci dite... non sono un po’ euforici.. ? A volte la permanenza prolungata in altura provoca strani effetti ! “- Naturalmente non ebbero che la conferma di tutto. -“ Legatevi come in cordata fra di voi ed aspettateci “- Fu la risposta strana, ma a pensarci bene non del tutto senza senso, che ricevettero -“ Rimanete nella capanna e non uscite, tenete con voi anche il cane...”-. Inebetiti obbedirono e si legarono uno all’altro, compreso i quattro del soccorso alpino ed il cane..... ed aspettarono seduti per terra appoggiati alla parete. Le emozioni di quel giorno ebbero il sopravvento e si addormentarono.. tutti. Furono svegliati di soprassalto dall’abbaiare furioso del cane che ringhiava contro la parete opposta ... vuota.. e tendeva la corda quasi a soffocarsi per scagliarsi in quella direzione... Impauriti come erano, non si alzarono neppure. Si guardarono tra di loro, cercandosi e subito ebbero la conferma ai loro sospetto: in quella cordata di tredici uomini ed un cane vi erano quattro posti consecutivi vuoti.... la fune giaceva per terra inerte con ancora le quattro cinture comprese di relativi bocchettoni, integri.... inesorabilmente vuote, come se i corpi vi fossero stati sfilati via.... Il terrore invase la mente dei nove superstiti. Il dottore comprese la situazione e fu l’unico che riuscì a scuotersi e a vincere la paura.. -“ Non muovetevi ! “- Gridò -“ Il cane non abbaia più, non c’è più pericolo! Non muovetevi... lasciate tutto come sta... fra poco arriveranno le forze dell’ordine e potranno valutare meglio i fatti. Non muovetevi... calma..... Tutto è finito, non c’è più pericolo... almeno per il momento ! “- Quando giunse la volante, dopo due ore, li trovò così... immobili, seduti per terra con le spalle appoggiati alla parete....stravolti dalla paura..... I militari riuscirono a sapere qualcosa solo dal medico.. che però alla fine crollò e cominciò a sparlare. Furono chiamate le ambulanze per il trasporto dei malcapitati nell’ospedale del paese. Dei ventiquattro della spedizione ne erano rimasti solo cinque : Il capo cordata Ezio(29 anni), il più giovane che aveva partecipato alla scalata...Enzo(22 anni), il più vecchio... Federico (42 anni) e due fratelli Michele(26 anni) e Maurizio (28 anni). Sicuramente il più angosciato dei cinque era Federico. Fra i quattro giovani del campo base c’erano due suoi figli Marco di 18 anni e Maria di 19 più altri due diciannovenni Luisa e Roberta amiche della figlia ... Poveri ragazzi... gli si straziava il cuore.... Cosa era avvenuto di loro ? Erano al sicuro al riparo della capanna.... ! Dopo alcuni giorni di degenza furono rilasciati e naturalmente furono trasferiti al comando dei Carabinieri per la conferma delle prime dichiarazioni verbalizzate e sottoposti ad altri interrogatori, nel caso che avessero qualcosa di nuovo da dire.... che potesse aiutare le indagini, che brancolavano nel buio più assoluto.... Di tutto quello che era accaduto, solo il cane poteva dire qualcosa di più, solo lui aveva visto od intuito qualcosa con quel suo furioso abbaiare nella capanna. Ma come si faceva... a interrogare un cane? Eppure anche quella pista, l’unica, era stata ampiamente battuta. Erano tornati nella capanna con l’animale, gli avevano fatti annusare indumenti appartenuti ai quattro scomparsi, ma non se ne ricavò nulla.... se non uno strano guaire, quasi impaurito, quando l’animale si avvicinò alla parete contro cui aveva ringhiato.... forse a difesa degli sventurati! Comunque le ricerche continuavano ancora e si erano allargate a macchia d’olio. Dopo un paio di giorni cominciarono a dare i primi risultati: a quaranta chilometri circa dalla capanna base, in un canalone, furono ritrovati quattro corpi completamente nudi e .... rinsecchiti dei quattro ragazzi. Dall’autopsia risultò che erano stati ... svuotati del sangue e tutti e quattro avevano disegnato sulla fronte, in nero, una piccola linea tagliata trasversalmente da due lineette perpendicolari più piccole.... quasi un marchio... un visto.... Ma la cosa più raccapricciante fu la scoperta alcune ore dopo, poco lontano dai cadaveri, di una pozza ricolma di.... sangue quasi rinsecchito.... come se fosse stato buttato via da qualcuno che dopo averlo succhiato lo avesse rigettato perché non di suo gradimento. Difatti oltre al sangue, che le analisi confermarono essere appartenuto ai quattro giovani, fu trovato anche qualcosa di vischioso, come saliva, che gli analisti non riuscirono ad identificare.... era composta da molecole sconosciute........ Ezio, il capo cordata, più volte era ritornato sui luoghi della scomparsa. Aveva rifatto la scalata, molte volte, da solo; aveva battuto palmo a palmo tutti i canaloni, i crepacci, i cunicoli di quella maledetta montagna. Ed anche ora stava lì su quella maledetta cima, in piedi sul pianoro e guardava verso la valle. La sua mente ritornava a quei giorni, rivedeva i volti dei suoi compagni scomparsi. Quindici provetti rocciatori. Rivedeva i loro volti...Riccardo di 36 anni, Francesco di 38, Gustav di 36, Angelo di 35, Franz di 38, Mario di 36, Paolo di 37, Franco ed Antonio di 37 e 38, inseparabili amici, senza contare Sergio e Giovanni di 37 e 36 anni, loro inseparabili compagni di avventura, Erik di 39 ed ancora Peter di 38, Gilbert di 39 e Giuseppe di 35. Un pensiero gli attraversò fulmineo la mente : erano tutti trentenni.. la loro età variava dai 35 ai 39 anni, tutti.. e non erano stati ritrovati. Mentre i superstiti ne avevano di più o di meno.... Si erano ritrovati i corpi solo dei ragazzi... come se fossero stati rifiutati... ed erano tutti sotto i vent’anni. Questo pensiero improvviso lo fece trasalire...Ad un tratto il suo sguardo fu attirato da qualcosa di anomalo laggiù in fondo alla valle, vicino alla capanna che era loro servita da base. Un cerchio scuro enorme che girava intorno al rifugio e si allargava per quasi un chilometro o forse di più, ma quello che più lo aveva colpito erano dei segni neri, del colore del cerchio, posti al suo centro.... tre lineette orizzontali con intercalate tra di loro altre due perpendicolari, una a sinistra e l’altra a destra.... il tutto ripetuto tre volte..... sembrava un numero digitale, sembrava un 5 : “ 555 ” . Un’intuizione improvvisa. Prese un foglio di carta e vi scrisse l’età degli scomparsi.... li sommò... una , due, tre volte e la loro somma dava sempre la stessa cifra : 555. Adesso aveva capito cosa era successo... Erano stati oggetti di un... prelievo ed erano stati “marchiati”. La Terra era stata marchiata, come una botte, quasi a segnalare un’annata buona...... in vista di future visite..........

FINE