Racconti Brevi

I RACCONTI DELLA QUERCIA


Giornata fredda e di pioggia. In se stessa è rinchiusa la quercia per non disperdere il calore che l'abbisogna. Sono questi i momenti in cui fa l'appello alle sue risorse estraendole da ogni sua fibra... e con loro risalgono anche molecole di vicende vissute.... Questa è una di quelle.....



MOLLICA



Un calesse si avvicina nel sole, a cassetta due figure, una grande ed una piccola. Il cavallo si ferma all'ombra dell'albero.
-Vieni, mettiamoci a sedere all'ombra, la Gegia ha bisogno di riposarsi! Non è più tanto giovane la nostra Gegia."-
-Si nonno, ... sotto quest'albero...."-
I due, nonno e nipote, scesero dal calesse e si sedettero appoggiandosi al tronco. Il vecchio estrasse, dalla sacca a tracolla, una forma di pane nero ed un pezzo di formaggio:
-" Ne vuoi? -" E senza aspettare la risposta, ne offrì al bambino.
-"Che silenzio nonno...Come è grande quest'albero!"-
-" Ascolta bene...non non senti la voce della natura? E poi quest'albero è una quercia!-"
-" E come si fa a capire che è una quercia?"-
-" Dalle foglie, dal tronco, dai frutti. Le vedi quelle specie di palline allungate, lì fra i rami? Quelle sono il frutto della quercia e si chiamano ghiande... li ha solo lei così!"-
Le voci continuavano tranquille e la conoscenza scivolava da una mente all'altra.
A simili scene la nostra quercia era ormai abituata: i due avevano fatto della sua ombra il luogo della sosta, delle parole, delle confidenze!
Poi l'estate terminò ed in autunno le visite si diradarono.. poi venne l'inverno e cessarono del tutto.
Trascorse l'inverno giunse la primavera e poi l'estate. La quercia attendeva con ansia la coppia. Le si era affezionata, le piaceva il timbro piano e tranquillo del l'uomo e la vivace curiosità del fanciullo.
Passò l'estate ed un altro inverno ed un altro ancora! Poi un giorno, fra i primi più caldi, vide avvicinarsi un ragazzo, con fare timoroso ed incerto! A stento riconobbe in lui il bimbo del calesse. Agitò le fronde, la quercia, allarmata.
Il ragazzo si avvicinò a lei, le accarezzò il tronco come a cercar qualcosa, si sedete alla sua ombra silenzioso, piegò il capo e cominciò a bisbigliare parole confuse. Non le comprendeva la quercia, ma vide lacrimoni scendere da occhioni tristi.
- "Ti voglio bene nonno!"- Urlò ad un tratto il ragazzo guardando verso il cielo:-"Ti voglio bene nonno...mi manchi!"- trasse dalla tasca un torso di pane ed un pezzo di formaggio e lo pose delicatamente sul terreno: -"Per te...!"-
Poi, colto da un'irrefrenabile angoscia, si voltò ad abbracciare il tronco senza trattenere più le lacrime.
La quercia trasudava dolore, piegò i rami verso il ragazzo come in un abbraccio. Trascorse così un tempo indeterminato...
Intanto un cane randagio, miscuglio di razze, si avvicinò silenzioso. Annusò il formaggio ed il pane e li trangugiò in pochi bocconi, poi si accostò al ragazzo scodinzolando. Il suo muso curioso lo annusò poi emise un guaito.
Il giovane finalmente si riscosse voltandosi verso di lui....
-"Ciao...! Come sei bello.... "-
Il cane si lasciò accarezzare.
-" Ma hai mangiato il formaggio...ed il pane!"- sorrise il ragazzo, poi togliendo da quel muso simpatico una briciola:-"Ti chiamerò Mollica...dai vieni, facciamo una corsa?"-
Il ragazzo ed il cane, novelli amici, si allontanarono correndo e nell'aria si udirono risa ed abbaiare festosi!
Rinfrancata era la quercia per quell'epilogo insperato. Una nuova coppia si era formata e sarebbe venuta a trovarla! Volse lo sguardo al cielo e lassù, fra le nubi, le parve scorgere un volto incanutito: sorrideva felice!

Questo mi raccontò la quercia, commossa, un giorno gelido d'inverno....


zikomo