I Miei Romanzi



SABBA INFERNALE
(15 capitoli)


CAPITOLO PRIMO




Affacciata al balcone, in una piacevole serata di Giugno, guardava l’umanità varia che passava tre metri sotto di lei. Osservava la gente che usciva dai Grandi Magazzini, a lei di fronte. Cercava di intuire, dalle borse e dai pacchetti, cosa avessero acquistato. Era facile indovinare: la maggior parte degli acquisti indicava la voglia di ferie della gente, la voglia d’estate, di mare, di monti, di villeggiatura in ogni caso. Sembrava di scorgere, attraverso gli esili imballaggi, gli oggetti scelti con tanta cura e desiderio. Costumi da bagno, magliette, pantaloncini, qualche vestito molto leggero, occhiali da sole, creme protettive, cosmetici adatti a superare l’esame del sole, del mare! Soprattutto amava guardare i volti della gente. Persone felici di quello che li attendeva, volti distesi al pensiero delle ferie. Di tanto in tanto qualche viso preoccupato. Allora si soffermare a considerare meglio il soggetto. Sempre si trattava di gente vestita in modo dignitoso ma dimesso. Quei visi appartenevano a gente che per godere dieci, quindici giorni di ferie, aveva fatto sacrifici economici per tutto l’anno. Persone che facevano mentalmente il conto di quanto speso e da spendere e le proprie possibilità finanziarie! Seduta su una sedia di legno, di quelle richiudibili, da terrazza, da riporre, d’inverno, nello sgabuzzino, lasciava che la gonna a campana, di tessuto leggero, le scivolasse fino quasi all’inguine, godendo di una piccola brezza, piacevole, che la rinfrescava. Tanto chi poteva vederla? Sui balconi a lato non c’era nessuno, di fronte non vi erano abitazioni ma solo gli uffici del centro commerciale. Solo qualche passante, in strada, qualora avesse sollevato gli occhi sino al primo piano, avrebbe visto…. due ginocchia abbondantemente esposte alla brezza serale….. Ma si! Che importava! Una volta tanto poteva fare uno strappo al proprio senso del pudore. Assorta in questi pensieri liberatori, allungò pigramente le gambe, scavallandole, per fermarsi così, in quella posa quasi innaturale. Aveva abbandonato il dorso allo schienale ed il resto del corpo le scivolava in avanti, sino a fare perno con entrambi i piedi, ben distanti fra di loro, contro la ringhiera di ferro del balcone. Portò le braccia dietro il capo, quasi ad assaporare meglio quei pochi istanti di soave distacco dal mondo reale, a tuffarsi con la mente in improbabili viaggi, a godere della frescura che le accarezzava le gambe, le cosce…. Che pace, che bello, che bei momenti…! Avvolta in questa beatitudine, solo dopo un po’ di tempo si accorse di qualcosa di strano dentro di se, nella sua mente, come se qualcuno le volesse parlare, le suggerisse quello che doveva fare! Rivolse lo sguardo, che aveva sino ad allora perso nel cielo, verso la strada e vide con stupore un gruppo di persone, e fra di loro, ne focalizzò solo due. Stranamente, nonostante la distanza, notò i loro occhi.. sembravano aver un colore strano… rossi come delle braci, che, dal marciapiede di fronte, la guardavano con insistenza. Si accorse solo allora, con vergogna, della posa, alquanto sconcia, che aveva assunto. Si rese conto con sgomento, che le luci vivaci del centro commerciale, annullavano ogni zona di… ombra sul suo balcone, sulla sua persona. Chiuse di colpo le gambe e tirò giù la gonna, arrossendo violentemente. Guardò meglio quel gruppo di.. guardoni! Tutti uomini di varia età…e razza! Lei aveva occhi solo per quella coppia, uno, poco più che un ragazzo, e l’altro molto più anziano, forse il padre, comunque un parente stretto.. che parlavano fra di loro indicando il suo balcone! Per un attimo immaginò i loro commenti e si diede della stupida per essersi lasciata andare! Di aver dimenticato la prudenza, ma soprattutto non aver considerato che… non indossava nessun tipo di indumento intimo…! Aveva appena fatto la doccia, poi, dopo essersi asciugata sommariamente ed aver indossato una camicetta bianca e la gonna, era uscita sul balcone. Si guardò e, se possibile, il suo volto divenne ancor più rosso. La camicetta, di tessuto leggerissimo, si era incollata al corpo ancora umido e…. non nascondeva nulla… al pari della gonna che, purtroppo, aveva lasciata abbondantemente sollevata! Praticamente realizzò, con sgomento, che aveva offerto il proprio corpo, privo di copertura, agli sguardi di tutti i passanti che potevano usufruire delle forti luci del negozio di fronte. Si alzò di scatto, mentre il gruppetto li sotto continuava a guardare ed a commentare fra di loro. Ma questa foga aggravò la sua situazione… la gonna a lungo pressata sotto di lei, non scivolò sulle gambe ma rimase alta sulla vita, mostrando a tutti due glutei rotondi e bianchi… che solo in un secondo momento, con grande imbarazzo, riuscì a coprire. Si chiuse in casa, si buttò sul letto con il cuore che le batteva forte in petto per la vergogna e per la rabbia. Lei, così pudica! Come aveva potuto dare tanto spettacolo di se stessa? Come?! Cosa gli era saltato in mente di andare sul balcone in quelle… condizioni? Perché? Si accorse nel frattempo che il leggero tessuto che indossava era umido di sudore e di doccia, se lo tolse rimanendo sul letto completamente nuda. Si rotolò sulla coperta di seta cercandone il contatto fresco e liscio. Poi lentamente si calmò! Cercò di convincersi che, in fondo, non aveva fatto nulla di male… lei! Erano stati gli altri a comportarsi in modo indecente, ad aver invaso i suoi momenti privati, intimi. Poi perché doveva vergognarsi? Non era brutta, anzi! Spesso camminando per strada era stata oggetto di complimenti… piccanti! Sapeva di poter eccitare un uomo con la sola sua presenza. Si alzò, ormai lasciando da parte ogni tipo di pudore, accese la luce centrale, si avvicinò alla finestra vedendo che c’era ancora quella strana coppia ferma a guardare il suo balcone! Sentiva il capo invaso da un intenso calore, spostò la tenda, si avvicinò, nuda, ai vetri della finestra chiusa, lasciando che quei due la vedessero… come mamma l’aveva fatta, poi lentamente, quasi al rallentatore, abbassò la tapparella, centimetro dopo centimetro… quasi a calare il sipario sullo spettacolo! Si chiese, dopo, perché l’avesse fatto. Non trovando risposta, scrollò le spalle e si avvicinò al guardaroba per scegliere qualcosa da indossare. Guardò la sua immagine riflessa nel grande specchio e comprese il perché di quel suo comportamento inusuale, lontano dalla sua morale, dal proprio modo di vivere. Ventinove anni, capelli lunghi, castani, Greta vedeva riflesso il corpo bellissimo di una giovane donna nel pieno del suo fulgore. Fianchi moderatamente larghi, vita stretta che si slanciava verso l’alto in un busto che, sapeva, non faceva dormire molti uomini! Gambe ben tornite, lunghe, affusolate, caviglie molto strette con due piedini da bambola. Proprio niente male! Dopo aver fatto questa esaltante ed inebriante riflessione, ringraziando mentalmente la mamma, finalmente cominciò a vestirsi! Dopo pochi minuti aveva indossato un paio di pantaloni rossi, aderentissimi ed un corpetto bianco candido, molto aderente e scollato! Il caldo della giornata invitava a non indossare troppi indumenti! Quella sera poi, non aveva intenzione di uscire, aveva programmato di trascorrerla davanti al televisore, acceso solo per farle compagnia, mentre avrebbe letto il libro acquistato la mattina. Lo vide appoggiato sul comodino, ancora avvolto nel cellophane. Ne lesse il titolo “Sabba infernale” con l’immagine appena accennata di una donna nuda legata su un rogo. Non sapeva perché l’avesse comprato, perché fosse stata attirata da quel titolo! Non era mai stata appassionata lettrice e men che mai di quel genere di romanzi. Quella mattina, invece, passando presso l’edicola, era stata attratta da quella copertina dai colori rosso e neri e dalle scritte in oro. Pensò per un attimo che gli editori sapevano ben confezionare i loro prodotti! Ma non era stata sola una questione visiva a fermarla per l’acquisto! Improvvisamente aveva sentito, forte in lei, il desiderio, la curiosità di conoscerne il contenuto! -“ Vediamo se non mi deluderai”- pensò, mentre, cominciando a sfogliarlo si sdraiò sul letto. Diede un’occhiata alla sveglia: 19.30. Dopo pochi minuti era completamente assorta nella lettura.

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