I Miei Romanzi



MARINA
(13 capitoli)


CAPITOLO SECONDO


Drin, Drin, Drin. -“ Chi è che rompe la domenica mattina. Cara, non rispondere…”-. -“ No, potrebbero essere i ragazzi che vogliono avvisarci di qualcosa…..”-. -“ E va bene, rispondo io, tu profumati che arrivo ! “- -“ Pronto… Si… Come ? Ripeta per favore. Si sono i nostri… Dove ? …Un attimo che scrivo… Vengo subito.“- Il viso di Marco si era rabbuiato. Tutta la sua gioia era scomparsa. Sembrava invecchiato di colpo di dieci anni. -“ Marina ? Franco ?…. Cosa è successo ? “- Urlò Silvana, come al solito aveva letto negli occhi del marito un dramma… -“ La polizia di….ci ha avvertito che c’è stato un incidente, sono stati coinvolti una decina di persone, due sono i nostri ragazzi. Sono all’ospedale del paese. Mi hanno chiesto di andarci ! “-. -“ Un incidente ! Mamma mia, … come stanno… cosa hanno… CHE TI HANNO DETTO….? “- -“ Nulla, sono in ospedale, ricoverati insieme ad altri nove giovani…. mi hanno detto di andare presto….! Non so altro, non mi hanno detto altro……! “- Aveva la voce rotta dalla commozione. A stento tratteneva le lacrime. Un pensiero si era fatto immediatamente strada nella sua mente, subito ricacciato indietro. Se non avevano detto nulla… doveva temere il peggio. Di solito tranquillizzano la gente, specie i genitori, i parenti stretti, dicendo il minimo possibile, ma dicendo qualcosa sullo stato di salute degli infortunati. Ma quando non dicevano niente….! Abbracciò la moglie che tremava come una foglia. -“ Su vestiamoci, in fretta, ed andiamo. Ho la località dove si trovano, in ospedale….Sbrighiamoci, prima arriviamo e prima ci tranquillizzeremo, prima sapremo… ed anche i nostri ragazzi, vedendoci, si sentiranno meglio. Su calmati amore, calmati, non è tempo di piangere. Ora i nostri figli hanno bisogno di noi, non facciamoli attendere oltre ! “- L'auto divorò la strada ferocemente. Misero solo un paio d’ore per percorrere più di trecento chilometri. Più volte si erano trovati al limite di un incidente, di uscire fuori strada, ma per fortuna Marco era un autista molto esperto e soprattutto sapeva mantenere il sangue freddo anche nelle occasioni più tragiche. Di tanto in tanto, guardava la moglie. Non sembrava più la focosa amante di poche ore prima. Ora era una mamma disperata per i suoi figli. Sul viso portava, profonde, le rughe della paura, dell’ansia, della disperazione. Vide il proprio volto nello specchietto retrovisore: anche il suo aspetto era tremendo, l'aitante quarantenne era scomparso. Ora era un padre angosciato, che cercava di nascondere alla sua donna quello che aveva intuito, quello che temeva. Sperava in cuor suo di sbagliarsi. Mentre guidava velocemente fra il traffico intenso della domenica mattina, si scoprì a recitare sottovoce delle preghiere. Erano anni che non lo faceva, ne aveva dimenticato le parole. Non demordeva. Le recitava ugualmente, a fior di labbra, silenziosamente, aggiungendo parole sue, non accorgendosi dello sguardo indagatore della moglie, in cui, pian piano si stava facendo strada lo stesso nefasto presentimento. -“ Cara, fra pochi minuti saremo arrivati, aggiustati un po’, non è bene che i ragazzi ci vedano in questo stato. Prima di andare da loro, mi pettinerò, mi metterò in ordine anch’io… Non dobbiamo spaventarli, con la nostra paura, più del dovuto…!”- Piangendo la donna si pettinò, si passò un filo di rossetto, disperata si rivolse al marito.. -“ Non mi nascondi niente.. vero ? Li troveremo… VERO ? “- -“ Amore, sai che non posso nasconderti nulla, non mi hanno detto nulla… Ma ho paura…. ho un presentimento… adesso però basta, asciugati le lacrime che siamo arrivati ! “- Accostarono la macchina davanti al piccolo ospedale del paese. Entrarono spinti dall’ansia. -“ Sono il Signor… Mi hanno telefonato di un incidente… i nostri figli Marina e Franco…..”- -“ Un attimo prego. Come ha detto che si chiama ?… Si ! Un attimo che controllo la lista…”- Dopo aver scorso una breve lista di nomi, l’infermiera della reception li guardò con occhio triste. -“ Un attimo prego, farò venire il dottore…”- Sollevò una cornetta -“ Pronto dottore, sono Clara, sono giunti i genitori dei due ragazzi… Si Marina e Franco… Va bene, li faccio attendere. “- Poi rivolta ai due… -“ Seguitemi, prego “-. Li accompagnò in una stanzetta vicina. -“ Accomodatevi, il dottore arriverà subito…”- -“ Ma per la miseria “- Urlò Marco, ci vuol dire almeno se… sono vivi… ? “- La giovane infermiera con uno sguardo triste, parlò loro con voce calda e compunta: -“ Guardi, io ho solo una lista di nomi. L’incidente è avvenuto prima che prendessi servizio. Io non so altro, non posso dirvi nulla, ma adesso arriverà il dottore che per primo li ha soccorsi e vi dirà tutto…ah ! Eccolo… Buongiorno “-. Si dileguò velocemente, indicando, con il capo chino, la coppia ad un uomo in camice che nel frattempo era entrato nella stanza. -“ Sono morti… vero ? “- Fu Silvana a parlare. -“ Si calmi signora, e sedetevi tutti e due. Io sono il dottor Umberti… I ragazzi, i vostri ragazzi sono stati sfortunati, Franco…. purtroppo…. e Marina è in isolamento. E’ in coma. Lo so, sono parole dure, ma questa è la realtà… purtroppo !”- Silvana svenne per il dolore…. Marco rimase seduto, annichilito da quelle parole… non riusciva a parlare, guardava il dottore e la moglie, la moglie ed il dottore… cercava di dire qualcosa, indicando la donna con un braccio, ma non riusciva a parlare. Il dottore chiamò due infermiere che adagiarono la donna su una lettiga, le fecero annusare dei sali, nel frattempo diede all’uomo un calmante. In quel momento entrò un appuntato dei carabinieri, ma il dottore gli fece segno di andarsene. Il militare comprese e si ritirò silenziosamente. Finalmente, dopo una decina di minuti, Marco ritrovò la parola. Accanto a lui c’era una dottoressa, la psicologa dell’ospedale. Si rivolse a lei -“ Mi dica, dottoressa com’è successo l’incidente e quante probabilità ha mia figlia. “- -“ Signor Marco. E’ stata una triste fatalità. I suoi figli insieme ad altri nove coetanei, viaggiavano sul pulmino dell’albergo dove alloggiavano, che li stava trasportando a valle, in città. Andavano in stazione per il viaggio di ritorno. La strada è stretta e con molti tornanti. Su uno di questi, forse del ghiaccio o dell’olio ha fatto sbandare il veicolo che è precipitato per dieci metri sul tornante sottostante. Il furgone, si è ribaltato, ed i bagagli assicurati sul portabagagli si sono sciolti… Era destino, forse… Un paio di sci ha infranto i vetri del finestrino accanto al quale erano seduti i vostri ragazzi e li ha… colpiti. Franco che sembra, dalle testimonianze, era seduto vicino al vetro lo ha preso in pieno viso, mentre Marina ne è stata sfiorata, ma nel ribaltamento del mezzo è stata sbalzata ed è finita sotto il sedile divelto in cui stava il fratello. I soccorsi sono stati veloci, perché l’incidente è avvenuto nei pressi di una locanda e l’ospedale è stato avvisato tempestivamente..."-