I Miei Romanzi



LA COLLEZIONISTA
(22 capitoli)>

CAPITOLO PRIMO


La mente era stordita dall’hi-fi al massimo volume. I bassi instancabili martellavano il suo cervello….bum, bum, bum…. Le parole dementi di una canzone da discoteca, sempre le stesse, ripetute all’infinito, in diverse tonalità, la intontivano. Era la canzone del momento, era in programma in tutte le radio, era nei lettori compact di mezzo mondo e di tutti gli adolescenti. Quindici anni, Anna era felice di vivere. Non era assillata da nessun problema esistenziale con il quale spesso le sue coetanee dovevano convivere. C’era un ragazzo, simpatico, che le faceva il filo ma che lei snobbava. Le piaceva sapere di interessare a qualcuno, di essere desiderata. Stava pensando a lui nonostante il fragore delle casse. Stava pensando al suo viso buffamente triste dopo il suo ultimo rifiuto netto. -“ Vieni con me stasera? Al cinema, una pizza oppure un gelato, una passeggiata in riva al mare, se vuoi in giro con gli amici. Dai su, vieni Anna, ci divertiremo!”- -“ No, preferisco rimanere in casa, ho un nuovo compact, sai quello dei…”- -“Meraviglioso, vengo da te e lo ascoltiamo assieme!”- -“Non se ne parla nemmeno! Preferisco ascoltarlo da sola. Preferisco! Adesso vai via, ci vediamo domani.Ti telefono… semmai!”- Queste parole dure erano mitigate da quel suo sorriso particolare che, sapeva, faceva tanto effetto su Luciano. Adesso era lì al centro della sua stanza a dimenarsi come un’ossessa, davanti ad uno specchio, seguendo il ritmo cadenzato della musica rompitimpani. Per questo motivo non sentì alcun rumore nella casa deserta. Per questo motivo non avvertì la presenza di persone estranee nella sua stanza. Se ne accorse quando era troppo tardi. Non poteva nemmeno gridare. Una mano sbucata dal nulla le tappava la bocca ed un’altra la stringeva alla vita, dalle spalle, sollevandola da terra! Terrore! Gli occhi sbarrati per la paura, le pupille dilatate dallo spavento. Terrore allo stato puro! Nello specchio aveva visto una figura alta con una calzamaglia nera sul volto ed un altro individuo, armato di pistola che la minacciava. -“ Stai zitta e fai la brava mocciosa, se stai zitta non ti facciamo nulla. Dicci dove sono i soldi dei tuoi ed i gioielli!”. La stretta sulla bocca non diminuiva e lei voleva rispondere, ma non poteva farlo, a stento riusciva a respirare! -“ Non fare la stupida… parla, altrimenti!”. La figura armata dava segni d’evidente nervosismo e le premeva sullo stomaco la canna della pistola. -“ Parla puttanella, che aspetti..! Vuoi fare la dura? Hai trovato l’uomo che fa per te.. allora!”- Mentre il complice continuava a tenerla ferma, gli strappò di dosso la maglietta scoprendole i seni acerbi ed appena accennati, poi fu la volta del gonnellino e degli slip. Anna a quel punto svenne, per sua fortuna non visse lo scempio che fecero dei suoi sogni di fanciulla. Alcune ore dopo si riprese. Era distesa sul letto, nuda, con il corpo pieni di lividi ed un forte dolore fra le gambe. Ricordò l’incubo che aveva vissuto e finalmente si mise a gridare, o meglio, tentò di farlo.Dalla sua bocca uscì solo un rantolo. Si alzò barcollando mentre sentiva il basso ventre invaso da fiamme incandescenti. Si diresse verso il telefono, fece un numero, risposero -“ Pronto? Si ? Chi è al telefono? Ma guarda che scherzi cretini…!”- Rimisero giù, e lei guardava stranita la cornetta del telefono, non riusciva a parlare…Non riusciva più a parlare! Si diresse in bagno cercando di tamponare il sangue che le correva lungo le gambe. Panico! Cominciò a tremare come una foglia…. Drin ! Driiinnn! Lo squillo del telefono la fece sobbalzare. Corse come poteva verso l’apparecchio. -“ Ciao Anna, sono Luciano, è davvero così bello il compact? Me lo fai sentire? Posso venire su da te?”-. -“…….!”-. -“ Anna che hai? Non ti sento, che hai alla voce?”- -“…….!”-. -“ Che hai? Stai male? Vengo subito, aspettami!”-. Dopo pochissimi minuti Luciano bussava alla porta. Ma Anna, ancora nuda aveva paura di aprire, temeva che fossero ancora……! -“ Anna!… Annnaaaa! Apri, sono io Luciano. Apri….. o sfondo la porta!”- -“ Luciano… Luciano…..a… aiutami….. Luciano a….aiutami, sto male!”- La voce le usci debole nonostante gli sforzi. Non riusciva a muoversi. Non riusciva a raggiungere la porta. Oltre la quale c’era la salvezza. Sentiva i colpi potenti che Luciano sferrava inutilmente alla porta corazzata. Sentì le sue urla, i suoi richiami, poi altre voci… i vicini, il portiere, la porta aperta e lei, in un ultimo lampo di barlume si accasciò sul lettino, cercando di coprirsi. Quello che avvenne dopo fu come un sogno, come se non accadesse a lei. Camici bianchi, sua madre in lacrime, suo padre che le si rivolgeva come ad una bambina, con parole dolci, che le accarezzavano il cuore. Una sirena…. Un lettino bianco, camici candidi che si affaccendavano attorno a lei. Poi un sonno profondo, inspiegabile…. Si risvegliò molte ore dopo piena di fasciature, tamponi, tubicini. Ed ancora suo padre e sua madre con gli occhi gonfi! Una donna le si avvicino sorridente e le parlò di cose segrete, intime, per poi lasciare posto ad un’altra donna, in divisa. -“ Hai visto? La voce? L’accento? Alti? Bassi? Due? Tre? Erano armati? Cosa indossavano? Fai uno sforzo cara…. Fai la brava!”- LA BRAVA! Come avevano detto loro! -“ Bastaaa! “- Urlò.- “ Andate via tutti…….! Mamma dove sei? Aiutami….. ti pregoooo…..!”-